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Un’isola al giorno

Ecco, raccontata giorno per giorno, una crociera di tre settimane dal Pireo a Rodi. La riscoperta, nel paesaggio e nelle vestigia del passato, del mondo che rappresenta un dato permanente della nostra cultura coincide con un itinerario nautico di insuperabile bellezza

 

Questa crociera iniziata dal Pireo, il porto di Atene, dopo aver costeggiato la Grecia orientale fino alla penisola Calcidica e quindi la costa turca, ha toccato molte isole dell’arcipelago e si è conclusa a Rodi. Complessivamente il viaggio è durato ventitré giorni, ma l’itinerario tracciato sulla carta, che corrisponde a una crociera «ideale» sul mare Egeo, comporterebbe una permanenza in mare di circa quaranta giorni; si tratta evidentemente di un programma che eccede il normale calendario di vacanze estive. Abbiamo pertanto suddiviso la nostra crociera in tre parti che rappresentano tre possibili itinerari parziali sul mare Egeo: dal Pireo a Izmir (Smirne), da Izmir a Rodi e da Rodi al Pireo. Le prime due parti corrispondono alla crociera di ventitré giorni che abbiamo effettivamente compiuto. La terza, di cui manca il taccuino, e che sappiamo molto bella, ne è il completamento ideale.

 

Dal Pireo a Izmir
i giorno – Partenza dal Pireo, sfilando navi dalla prua rossa, in un pomeriggio di forte vento. Ci accorgeremo con l’andare dei giorni che è questo l’elemento contro il quale dovremo fortemente combattere fino a quando saremo diretti a nord. Il nostro primo ancoraggio sarà la baia di Glifada, la più bella spiaggia di Atene. Sulla spiaggia, capanne dai colori sgargianti, fra rocce e prati piccole casette di due-tre locali che vengono affittate per i mesi estivi e, sull’altro lato della baia, fra arbusti e arena, un ristorante con orchestrina.

ii giorno – Dalla dolcezza di questa nostra prima notte greca all’incantesimo del primo risveglio: Capo Sunio. Il tempio di Poseidone bianco e scintillante si erge contro il cielo greco che non conosce nuvole, con il suo mare viola, con l’esasperazione della sua terra brulla e desolata battuta costantemente dalla furia del vento contro il quale a fatica si riesce a camminare. Poco lontano un’osteria. Assaggiamo con curiosità il vino resinato: il primo sorso ci convince che non ripeteremo mai più l’esperimento. Un cameriere italiano ci toglie l’imbarazzo di un colloquio alquanto stentato col padrone del locale.

iii giorno – La prossima meta è Chalkis. Passeremo diverse ore in barca dovendo fare 66 miglia per arrivare senza tappe inutili a Volos, dove ci aspettano le Meteore. […]

iv giorno – La giornata sarà tutta da assaporare tranquillamente. Veleggiamo fra la costa e l’isola di Eubea, lussureggiante di pini, ulivi, pioppi con bianchissime spiagge e rocce vulcaniche.

Attenzione ai pescicani. Un augurio a chi compirà questa rotta: possa egli assistere, come noi, agli indescrivibili, pazzi giochi dei delfini.

Ci ancoriamo alla baia di Vathykelos, ben segnata sul Portolano. Di fronte a questa baia vi è un isolotto deserto con una minuscola chiesa ortodossa dai muri bianchissimi dove i pescatori usano portare gli ex voto.

Nell’oscurità più assoluta luccica l’argento e l’oro delle icone. Sul fondale, il relitto di una grossa barca e alcune anfore adagiate sulla rena. Di notte buona pesca con le lampare.

v-vi giorno – Volos, duplice meta: rifornimento nafta, viveri e punto di partenza per le Meteore.

Alle Meteore si arriva con un taxi in tre ore, senza forzare. Meglio evitare le ore centrali della giornata che nell’entroterra sono eccessivamente calde. Lungo la strada cicogne abbarbicate con i loro nidi sui pali della luce, sui pinnacoli delle moschee, sui comignoli delle case. Attraversando la pianura ecco Trikala, un paesotto dove ogni lunedì i contadini calano dai monti per vendere le loro mercanzie: coperte dalle tinte sgargianti in lana di capra dal pelo lunghissimo, borse dalle righe multicolori, tappeti, ceste e paglie. Poi, improvvisamente, le Meteore, altissime e nere. Alla sommità di ogni Meteora, un convento. Una stradina primitiva e poi molti, molti gradini portano al «Grand Meteor». Fa cordialmente gli onori di casa l’unico monaco attivo e giovane della comunità; gli altri, sdentati e contorti dall’artrosi, vengono a salutare solo al momento della partenza. Nessuna preoccupazione per la colazione che viene data allo stesso monastero, abbondante e buona da un oste sempre pronto ad accontentare l’appetito degli ospiti.

Sulla via del ritorno, mandrie di bufali, giovani donne dal viso coperto con fazzoletti bianchi che lasciano intravvedere soltanto gli occhi.

Sera a zonzo per la città; buona parte della popolazione vive sotto le tende a causa dei terremoti che si susseguono l’uno via l’altro. Qui come in ogni posto, gente cordiale, pronta ad aiutare e per i rifornimenti e per indicare ristoranti o negozi. L’ospitalità è innata nel popolo greco.

vii-viii giorno – Veleggiando tra Volos e il Monte Athos conviene accostare alla Calcidica che forma tre grandi penisole. La prima è lussureggiante di pinete, con una infinità di insenature e di spiaggette completamente deserte […].

La seconda penisola ha una baia dal nome di Kofù, porto tranquillissimo ben riparato dai venti e dalle mareggiate. […]

ix giorno – L’entrata nel porto di Dafni, semplice di giorno, può risultare difficile in piena oscurità anche perché non è segnalata l’unica boa alla quale ci si può ormeggiare.

Il giro dei conventi del Monte Athos è permesso ai soli uomini che siano muniti del visto che rilascia il consolato italiano ad Atene. L’arrampicata a cavalcioni di muli scalcagnati dura pressappoco tre ore. Accompagna un monaco che conduce prima alla capitale per avere il permesso di visita (documento che risulterà del tutto inutile), poi ai vari monasteri. L’isola è abitata da soli uomini, monaci ed eremiti. Non solo non è ammessa la presenza di donne, ma neppure quella di animali femmine. Le signore sono ampiamente compensate dal giro in barca, più comodo e non meno interessante, della penisola. Lungo la costa moltissimi monasteri dai colori strani e dalla architettura complicata. Nelle rocce che cadono a picco sul mare, piccolissime grotte abitate da anacoreti. Ci si chiede come possano questi eremiti scendere a mare o andare all’interno dell’isola senza compiere equilibrismi degni di un sestogradista.

Verso sera a Vatopedhiou, dove l’ancoraggio è perfetto, riprendiamo a bordo i nostri uomini stanchi e accasciati. Il monaco che li ha accompagnati sin qui li informa che l’attesissimo bagno sarebbe un suicidio a causa degli innumerevoli pescicani.

x giorno – Da Vatopedhiou ad Aivalik le miglia sono molte. È facile incappare nel «maltemio» che però soffia dalla parte favorevole. […] Aivalik, il primo porto turco che tocchiamo, del tutto primitivo, dà chiara la sensazione di trovarsi sulla soglia del Medio Oriente. In giro per il villaggio alla ricerca di cibo. Il mercato è folkloristicamente interessantissimo. La gioia di poter finalmente comperare legumi freschi, pesce e frutta viene sopraffatta dall’interesse suscitato dalla singolarità della gente che s’incontra. […] Tutti chiedono di essere filmati o fotografati e lottano per conquistare un posto davanti all’obbiettivo, in stridente contrasto con l’atteggiamento schivo delle donne celate nei loro veli. […] Vengono a farci rifornimento d’acqua col carro dei pompieri rosso sgargiante, mentre la folla assiste compiaciuta a questa dimostrazione della propria efficienza organizzativa. Alle 5 della sera giunge dall’alto una voce: è il muezzin che dal minareto recita la preghiera. Un minuto di pausa perché tutti possano voltarsi verso la Mecca ed inginocchiarsi. Subito dopo gli altoparlanti dei bar riprendono la solita nenia che suona ai nostri orecchi di occidentali angosciosa come un’emicrania. […]

xi giorno – Una puntata a Pergamo è doverosa, ma non molto interessante; bello e curioso il tempio di Esculapio, antico luogo di cura. […]

xii giorno – Ed ecco Lesbos; tutti noi ripensiamo alla poetessa e cerchiamo testimonianze di quel tempo, ma ci troviamo invece davanti a una realtà banale. Solamente più tardi, lontano dall’abitato, possiamo cogliere il pathos che andavamo cercando. Questa è l’isola degli ulivi e delle matasse di lana blu e rosse disposte a festoni da una finestra all’altra. […]

xiii giorno – La baia di Iero, a poche miglia dal porto di Mitilene, un’esperienza inconsueta: cogliamo oleandri fioriti proprio in riva al mare. […]

xiv giorno – Lasciamo l’isola di notte e un vento teso rende emozionante il passaggio fra centinaia di lampare. L’entrata nel porto di Izmir è complicata; bisogna aspettare la barca pilota. […] Izmir, come città, è piuttosto occidentalizzata e solo nel bazar si ritrova quell’ambiente che noi europei ci attendiamo. Vicoli interi di rami, paglie, stoffe, ricami, orefici e antiquari, mentre tutt’intorno sgattaiolano bimbi velocissimi dagli occhi attenti e vivaci.

 

Da Izmir a Rodi
i giorno – Lasciamo Izmir, vasta e imponente, al tramonto. […] Al mattino ci troviamo all’isola Spalmatori dove passiamo la giornata in acqua. La pesca subacquea è quanto mai abbondante.

Dopo tanto mare e tanto verde delle colline di Mitilene, Chios appare, con le sue montagne brulle e la composizione delle sue rocce, argentata. Ci ancoriamo nella baia di Kalokittia. Cinque case, una chiesa. […] Comincia il Dodecanneso.

ii giorno – Ci ancoriamo nel porto di Chios giusto in tempo per prendere uno sgangherato taxi che ci porta all’interno, a Pyrghi, prima che il sole tramonti. Un forte odore di incenso ci investe non appena entrati nel paese. Tutt’attorno case e graffiti che ne decorano la facciata e balconi in ferro battuto; giovani con sottane fino alle caviglie ci guardano timide, vecchie deformi che indossano abiti medioevali e turbanti appoggiati senza grazia sui loro radi capelli bianchi ci insultano. Abbiamo timore a muoverci quasi ci trovassimo presi in una trappola. Frotte di bimbi ci inseguono facendoci smorfie e chiamandosi a raccolta da un vicolo all’altro. Le finestre si aprono, la gente si fa sull’uscio. Giunge a tranquillizzarci la maestrina del paese. Da questo momento saremo seguiti in tutte le isole dall’odore di mastica, uno dei prodotti più tipici della Grecia. Viene bruciata come incenso, masticata come chewing-gum, manipolata come marmellata.

iii giorno – Al mattino leviamo l’ancora per l’isola di Samos, ancorandoci, verso sera, nel porto di Vathy. Ottima navigazione sostenuta da un vento teso.

iv giorno – Nel tardo pomeriggio ci portiamo con un taxi al tempio di Hera, di cui rimangono poche ma significative testimonianze.

v-vi giorno – Navigando di notte raggiungiamo Patmos all’alba. L’isola si presenta frastagliata e verde, forse la più bella finora incontrata. […] Porto Scala, dove ci si reca con un barchino a motore, è candido e lindo (le case vengono imbiancate due volte all’anno), con buganvillee che scendono arruffate dai muri. Dalla piazzetta, dove si è radunata buona parte della popolazione, un camioncino porta al monastero in cui san Giovanni visse gli ultimi anni della sua vita. Ci appare bianco fra cipressi altissimi. Sui gradini, crocchi di giovani monaci vestiti di nero. Un vecchio pope con l’abito viola accompagna alla grotta dove san Giovanni dettò l’Apocalisse. […]

vii giorno – A Leros festosa accoglienza; scopriremo che la nostra è la prima barca italiana ad ancorarsi qui dopo la guerra. Breve sosta per il rifornimento d’acqua, e proseguiamo per Cos.

viii giorno – Cos è un’isola bellissima, anche se il primo contatto delude. Infatti la capitale è pretenziosa, con grandi strade, negozi, bar, piazze. Nella zona romanica mosaici, vicino al porto rari e perfettamente conservati; e il grande platano, il più vecchio d’Europa, sotto il quale Ippocrate teneva le sue lezioni. […] Nuotando lungo la spiaggia, scopriamo un piccolo promontorio roccioso con un tempio bizantino abbandonato. Muoviamo ancora gocciolanti alla sua scoperta. I nostri piedi nudi, rimuovendo la sabbia portata dal vento, restituiscono alla luce frammenti di antico mosaico. Ci rivestiamo e ci rimettiamo in macchina. È la volta di Kefalò, stupefacente paese nell’interno dell’isola: mulini a vento contro il cielo terso, strade gialle fra le candide case, sulle cui soglie donne con le sottane nere fino alle caviglie setacciano grano.

ix giorno – Leviamo l’ancora di notte sapendo che è essenziale entrare nel porto di Rodi in pieno giorno. […] Dopo tanti luoghi dove ci sono stati, volta per volta, sorprese e scoperte, Rodi, con la sua attrezzatura cittadina e la sua organizzazione turistica, è per noi una malinconica anticipazione del ritorno alla civiltà moderna.

A Lindos, parecchia strada a sud di Rodi, una bellissima baia e due interessanti case del Quattrocento. Pavimentazione in ciottoli bianchi e neri ovoidali, uguale nella corte e all’interno. I gradini e i diversi livelli del pavimento suddividono l’interno spazioso, altrimenti privo di pareti divisorie, in più stanze.

A monte di Lindos, alta sul paese e sul mare, l’Acropoli.