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Tutto al mondo deve essere coloratissimo

Io ringrazio moltissimo i miei amici del Linoleum e della Pirelli d’avermi suggerito di scrivere, su queste pagine, del colore nella casa, perché è una occasione di più di parlar del colore, di persuadere al colore la vita, il costume, di far tornare queste cose e il gusto di tutti al colore: tutto al mondo deve essere coloratissimo.

Tutta la gente più «vestita in grigio», più in «scuro», più distinta (quella gente ch’io detesto) parla sempre della «tradizione», ha sempre in bocca la «tradizione» ed ignora, poveretta, che la tradizione è stata sempre l’eccezione (cioè il capolavoro che fa regola), è stata sempre salute, forza, vita e cioè colore e non ha mai vestito pantaloni grigi, giacche grigie, paltò grigi, cose tutte che poi fan le facce grigie, gli spiriti grigi, le vite grigie. La tradizione vera, quella che adoro, quella della quale son depositari i novatori è stata sempre colorata e sanguigna.

Così le case, gli interni, le cerimonie degli antichi, erano, come il loro vestiario, tutto colore. Guardate la Santa Madre Chiesa che è la gran depositaria della tradizione! Essa veste i sacerdoti officianti di pianete color canarino, viola, rosso vivo, verde smeraldo: essa veste i suoi Cardinali di porpora, di «rosso Cardinale», e i Vescovi di viola; essa è la sola che ha questi bellissimi paesani colori provinciali, che non conosce i colori spenti. Ha Ordini bianchi elegantissimi (i domenicani, e «les pères blancs» del deserto, vestiti come i tuareg), ha Ordini femminili vestiti in azzurro e di rosso. Ha seminaristi di tutti i colori. Quando io, riconosciuto alfine per Santo, istituirò l’ordine e il rito pontiani, ambi saranno coloratissimi proprio all’antica, con chiese ed architetture colorate ed affrescate con baldanzosa e giuliva violenza. L’amore di Dio è una gioia, gioia è colore.

In nome della tradizione, di quella vera, grande, viva, proprio di essa, io preconizzo un costume futuro estremamente colorato.

«Tutto al mondo deve essere coloratissimo», scrissi dieci anni fa per Daria Guarnati, dai capelli rosso fiamma, su «Aria d’Italia», la rivista più colorata del mondo. Facile, sicura profezia, perché si azzecca sempre quando si è per la vita, ed il colore è vita. Il bianco e il nero (i non colori) sono gli emblemi di verginità e morte, due cose senza vita, perché prima e dopo la vita. Nella vita naturale non esiste il non-colore; la natura vegetale e minerale produce tutto di colore, e la sola cosa nera, il carbone, serve solo da bruciare e far nascere la fiamma che è colore, luce, calore. Il bianco è il lenzuolo, è il sudario della non-vita polare ed alpina, è l’«incolore» della nebbia. Il nero è assenza della luce, cioè della vita, è per il sonno e il letargo, è per il freddo. Colore è calore.

Bronzo e marmo fan colore, il bianco dei gessi è accademia, è morte dell’arte, è congelamento. Il bianco nella vita è solo prenatale: il foglio bianco attende il colore per vivere: bisogna violare il bianco. Tutto al mondo deve essere colorato. […]

 

Il colore è vita
[…] Le nostre strade debbono essere piene di auto coloratissime; le nostre ferrovie debbono smetterla coi vagoni verdi-vagone o giallo scuro, e comporre finalmente treni colorati e brillanti all’italiana, alla Ponti (non vedono come sono belli gli autopullman? come essi ci seducono con i colori?). Sortite o nostri cari e bravi ingegneri delle ff.ss. dall’incantesimo tetro dei colori. Non c’è più il fumo! Potete fare treni rossi, bianchi, verdi, gialli, azzurri! Tutte le macchine si colorano, anche quelle grandissime; non solo le pazze macchine agricole arancione e azzurre, ma tutte: alla Fiera di Milano le macchine nere, vivaddio, sono in minoranza, perfino le gigantesche gru e le enormi turbine nelle centrali elettriche le si fan gialle, verdi, rosse!

E nella casa? Pareti colorate, tende colorate e soprattutto pavimenti colorati.

[…] Colore! e col colore le qualità vere, non quelle finte, «signorili»! Silenziosità e sofficità, igiene. Le cose che ci accomodano!

Io ho un gusto matto a realizzare cose su cose: ho promosso dei tipi apposta di linoleum, per il Vaticano e per la Montecatini; m’ero fatta una casa con una composizione di colori nei pavimenti con i bellissimi marbled di linoleum: ho fatto io presso le macchine con gli operai e gli ingegneri e i tecnici della Pirelli pavimenti fantastici in gomma dai colori vivacissimi. Come è bello fare, come è bello non attenuare, ma eccitare la produzione! Io ringrazio tutti coloro che mi permettono di far ciò. Io sarò sempre con loro (e col colore). Faremo il forte partito del colore contro il grosso partito grigio.

 

Il partito delle feste
Davidi contro i Golia! Sarà il partito vivo che scuote il partito grosso e sonnolento: sarà il partito della salute, il bel partito popolano, dove c’è il gusto di tutti per il colore, sarà il partito delle feste, contro il partito dei funerali.

Se ho eccitato qualcuno con queste mie parole questi chiederà a me, architetto, come «colorare le case». Ecco dunque come colorarle, a cominciare dai pavimenti.

Potete scegliere in fatto di pavimenti, cioè di colore dei pavimenti, due vie: 1) quella unitaria, uno stesso bello e forte, unico colore di pavimento per tutta la casa; 2) quella della composizione dei colori.

Per la prima via, di bellissimo effetto, che vi caratterizza di colpo la casa, che ve la fa subito ricordare da tutti, che la intona, non adottate gomma e linoleum a tinta unita. Linoleum e gomma faran gli «uniti» ancora per qualche anno, poi li lasceranno fare alla vipla che ha risorse di vivacità coloristiche estreme in questo campo.

Adottate linoleum e gomma, variegati e «fantastici»: sono anche più pratici e «gettate» ad esempio un pavimento azzurro tutto dello stesso colore per tutta, dico tutta, la casa, gettate un lago blu; e pareti e soffitti bianchi, e invece tende veneziane, stoffe, legni gialli. Blu e giallo, celeste e marrone, gamme bellissime. E qualche accento di rosso amarena forte. E quadri di Guidi, di Campigli.

Gettate un pavimento rosso per tutta la casa, un lago di fuoco, e pareti e soffitti bianchi, e tende rosse, o gialle, o rosse e gialle. Gamma bellissima. Ed anche accenti verde (smeraldo). E quadri di Sassu, e di Fiume, e manichini di De Chirico (i soli De Chirico che valgono).

Gettate un pavimento giallo per tutta la casa, un suolo d’oro; e pareti e soffitti bianchi, e tende gialle, marrone, gamma solare. E accenti verde scuro, blu scuro. E quadri di Campigli.
Gettate un pavimento verde per tutta la casa: un lago verde, e pareti e soffitti bianchi: e tende giallo paglia, e ori, e quadri di Campigli e Morandi e Casorati.

Mai pavimenti arancione: l’arancio è il colore di chi è negato al colore. (Con la vipla unita potete abbordare anche i viola, ma nelle sale delle sartorie, non nelle case).
Con questi pavimenti squillanti i mobili siano bianchi o di legni chiari (frassino e acero) e mai un soffitto colorato. Soffitto scuro – blu carta da zucchero, blu oltremare, caffè – o soffitto squillante giallo oro, verde bandiera, rosso vogliono pavimenti bianchi, grigi chiari. È la intonazione rovesciata. Mai fare pavimento colorato e soffitto colorato: quei due colori sotto e sopra schiacciano gli ambienti.

[…] Ma eccoci all’altra via, quella della composizione di colori.
Composizione? Meglio dire sequenza. Nell’architettura succede il contrario che al cinema, dove la scena muta, si muove in sequenze, dinnanzi allo spettatore fermo. Nell’architettura è il movimento dello spettatore che provoca la sequenza, in una scena fissa. Cosa sono queste sequenze? Sono le successioni calcolate di colori, di effetti, dall’entrata in poi; colori che vedete l’uno dopo l’altro, e l’uno insieme all’altro procedendo dall’ingresso; sequenza che vedete poi rovesciata o in altra composizione arrestandovi o tornando sui vostri passi.

Queste composizioni presumono pareti bianche e mobili in accordo (o contrasto: è la stessa cosa) con i pavimenti, e la creazione di visuali composite e (come s’è detto) reversibili (quando ritornate sui vostri passi o guardate indietro). V’è un ordine di bravura in tutto ciò. Primo grado è il colore unico di cui s’è parlato con le pareti bianche; secondo grado la composizione (sequenza) di colori diversi nei pavimenti e ancora pareti bianche; terzo grado il gioco di colore sui soffitti (dove pareti e pavimenti sono ancora bianchi); quarto grado la composizione o la sequenza nel gioco coloristico di soffitti, pavimenti e pareti.

Ma qui non ci sono consigli pratici o diretti da dare al lettore perché faccia lui. Se è un artista se la caverà senza consigli, per intuizione e temperamento. Se non lo è, il consiglio è di rivolgersi a noi. Gli faremo cose bellissime.