Quando un gatto è morbido, liscio, pulito; quando lo puoi mettere in molte diverse posizioni e lui ci sta, quando non fa la pipì in nessun luogo, non devi curarlo, non devi dargli da mangiare e poi, dico, quando ha i baffi di nailon cosa vuoi di più? Che cosa gli manca infatti a Meo Romeo? Gli manca la voce, lo so, ma anche alla Gioconda. E la Gioconda non è morbida al tatto, è immobile, non puoi farla voltare.
Meo Romeo è il nuovo gatto di gommapiuma ideato per i bambini moderni. Grande poco più di un palmo, misura simile alla statura dei gattini da poco nati, Meo è un gatto nero con occhi gialli ed ha altri fratelli: uno bianco, uno giallo, uno grigio, uno marrone e uno… verde. Tutti si chiamano Meo Romeo (Meo di nome e Romeo di cognome) e il Meo verde è nato al tempo delle zucchine.
Per me, devo dirlo, è un piacere ideare e seguire la costruzione di libri o di giocattoli per bambini. I bambini sono un pubblico ideale, sanno quello che vogliono, non hanno preconcetti, se una cosa non gli piace lo dicono subito senza tanti complimenti. Se anche gli uomini fossero così sarebbero semplificati molti rapporti.
Mentre seguivo i disegni costruttivi del gatto non potevo trattenermi dal sorridere. Su di un grande foglio di carta, scala uno a uno, con compasso, riga e doppio millimetro, il gatto aperto come un vigile che fermi le macchine anche con le gambe e la coda, sezione A-B, fianco destro, sezione longitudinale della coda del gatto, e via progettando. Poi gli stampi e i controstampi e i primi modelli, poi un punto difficile: l’attacco dei baffi del gatto. Ma ora sembra tutto finito e pronto per la produzione.
Vorrei anche sollecitare questa produzione ma, come faccio, in quell’enorme complesso di stabilimenti, grande come un paese, dove si muovono interessi grossi, io, Bruno Munari, del peso di 48 chili, non mi sento di disturbare tanto lavoro e aspetto il mio gatto, all’angolo della strada, assieme a tanti bambini che mi hanno chiesto se per Natale lo possono avere.