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Contro il male del secolo

Forse la soluzione radicale del problema dei tumori è meno lontana di quel che si ritiene. Ma occorre che la ricerca scientifica sia sostenuta più di quanto è stato fatto fino ad ora: per questo in molti Paesi vanno sorgendo, e meritano di essere incoraggiate, associazioni private che si propongono di aiutare in maniera sostanziale le ricerche cancerologiche

 

Contrariamente a quanto molti ritengono, il cancro è una malattia antichissima: tumori scheletrici sono stati individuati nei dinosauri dell’epoca mesozoica, in residui di tombe etrusche e in mummie peruviane, mentre la larga storiografia medica assiro-babilonese ed egiziana documenta non solo l’esistenza della malattia, ma altresì gli elementi diagnostici, i provvedimenti di cura (cauterizzazione) e la prognosi. Molti personaggi di rilievo dell’antichità risultano essere stati colpiti dalla malattia, fra cui ricordo Atossa, figlia di Ciro e moglie di Dario, affetta da un tumore maligno del seno. Tuttavia è indubbio che la maggior diffusione si sia avuta nei periodi più recenti e che la malattia sia tuttora in espansione: la mortalità annuale in Italia si è portata dai 66 mila casi del 1957 agli 86 mila del 1965, e un incremento della stessa misura si è realizzato nella maggior parte dei Paesi. Quello che più colpisce e che getta una luce tragica sulla malattia è il basso rapporto fra morbilità e mortalità, rapporto che è di circa 1,8 a 1, il che vuol dire che oltre la metà delle persone colpite dalla malattia sono destinate attualmente a soccombere.

Quali sono i fattori responsabili del progressivo aumento di frequenza? Oltre a quell’importante fattore naturale che è l’invecchiamento delle popolazioni, che espone al rischio del cancro un numero sempre più elevato di persone […], e ai fattori legati al miglioramento dei mezzi di diagnosi, certamente entrano in causa fattori ambientali.

[…] L’osservazione dell’andamento epidemiologico della malattia nel tempo e per distribuzione geografica fa rilevare alcuni dati di grande interesse: 1) la distribuzione dei vari tipi di tumori differisce sensibilmente nei diversi punti del globo: il cancro primitivo del fegato, pressoché inesistente in Europa, è frequentissimo in alcune zone africane, il cancro dello stomaco è il più frequente tumore in Giappone, è meno frequente in Europa ed è al sesto posto nella graduazione degli Stati Uniti, i tumori della faringe sono comunissimi in Cina e rari altrove, e così via; 2) alcuni tipi di tumori sono in forte incremento (tumore del polmone), altri in lieve aumento (leucemie, tumori della mammella), altri infine sono in diminuzione nella maggior parte dei Paesi (tumori della bocca, dello stomaco, del collo dell’utero); 3) limitatamente ad alcuni tipi di neoplasie (leucemia, linfoma africano) si sono individuati focolai circoscritti di diffusione a carattere epidemico.

Da questi dati si può concludere che i fattori ambientali che operano in senso cancerogeno differiscono in diverse aree geografiche, che ogni tipo di neoplasia riconosce fattori causali specifici e che, almeno per alcuni tipi di tumori, esiste forse una trasmissione di tipo virale.

[…] Per la maggior parte dei tumori la prevenzione è poco efficiente, in quanto ci si trova di fronte a due grossi ostacoli. Il primo è che le conoscenze sui fattori causali dei tumori sono largamente incomplete. […] Il secondo ostacolo è che, anche laddove i fattori responsabili di un tipo di tumore sono conosciuti, è spesso difficile eliminarli dall’ambiente. Un esempio clamoroso riguarda l’uso delle sigarette: è ormai riconosciuto che il fattore maggiormente responsabile del cancro polmonare, tumore che aumenta di frequenza in maniera vertiginosa e che è tra i meno curabili, è il fumo delle sigarette. Le indagini statistiche hanno dimostrato che il rischio di un forte fumatore di ammalarsi di una neoplasia polmonare è 40 volte superiore a quello di un non fumatore. Nonostante queste cifre, il consumo di tabacco è in aumento e l’età media alla quale i ragazzi iniziano a fumare è in diminuzione. Perché? Innanzitutto perché il pubblico è scarsamente informato dalla stampa: la maggior parte dei giornalisti sono fumatori e non hanno in genere piacere di insistere sui danni di un vizio da cui essi stessi sono afflitti, e anche i lettori sono in gran parte fumatori e i direttori dei giornali non vogliono alienarsene una parte mostrando che il loro comportamento nei riguardi del fumo è sbagliato e pericoloso. In secondo luogo la potenza economica delle industrie del tabacco e l’interesse degli stessi governi, dove esiste un regime monopolistico, sono tali da contrastare efficacemente le iniziative propagandistiche sporadicamente lanciate da organi o enti deputati alla lotta contro i tumori. Inoltre è arduo convincere un fumatore accanito a soprassedere all’uso del tabacco, soprattutto perché, come ho detto, l’effetto nocivo è molto distanziato nel tempo, e un fumatore si preoccupa poco di quello che potrà succedergli dopo venti o trent’anni. Uno degli obiettivi che le campagne antitabacco perseguono è quello di convincere i giovani a non contrarre l’abitudine al fumo; anche qui però occorrono argomenti psicologicamente accettabili; non è certamente agitando lo spauracchio del cancro polmonare che si può convincere un ragazzo a non iniziare a fumare, sia perché i ragazzi, per loro natura, amano il rischio, sia perché la malattia si presenta come un evento estremamente differito nel tempo. È quindi necessario agire indirettamente insistendo sugli effetti nocivi immediati del fumo nei riguardi delle possibilità atletiche e dello sviluppo somatico, magari assicurandosi la collaborazione di persone che non fumano per ragioni professionali (sportivi, suonatori, cantanti) e che, essendo i beniamini del pubblico giovanile, rappresentano dei modelli ideali su cui i ragazzi stessi tendono a uniformare il proprio comportamento.

I tumori maligni, come è noto, iniziano come malattia di una o poche cellule, e per un certo periodo del loro sviluppo rimangono circoscritti all’organo di origine. Se il processo morboso viene individuato in questa fase e l’organo sede del tumore iniziale viene rimosso, la guarigione è assicurata; purtroppo però, in una buona parte dei casi, le neoplasie danno i primi segni solo dopo che hanno raggiunto uno sviluppo considerevole e spesso dopo che una parte delle cellule è già sfuggita dal focolaio iniziale, colonizzando in organi lontani. Poiché in questo caso le possibilità di cura sono trascurabili, è quindi indispensabile che le terapie vengano messe in atto prima che il tumore abbia dato metastasi.

A questo scopo sono state introdotte in molti Paesi indagini cosiddette «di massa», che si propongono, attraverso esami sistematici nella popolazione generale, di ricercare e rimuovere eventuali focolai neoplastici iniziali. […]

I risultati più soddisfacenti si sono ottenuti sinora con la ricerca sistematica dei tumori uterini nelle donne sopra i 30 anni, attraverso l’esame colpocitologico. […] Gli ostacoli a queste indagini, oltre che di natura economica (ogni esame costa dalle 500 alle 1000 lire: e quindi per la sola popolazione femminile milanese occorrerebbero circa 300 milioni all’anno), sono di natura psicologica, essendosi rilevata una considerevole resistenza da parte del pubblico femminile a sottoporsi all’esame stesso, legata in gran parte all’effetto psicologicamente paralizzante che la sola parola «cancro» provoca, determinando reazioni di tipo evasivo. […]

Sarebbe un errore ritenere che attualmente non vi siano mezzi per curare i tumori maligni: le tecniche chirurgiche e radiologiche sono oggi assai perfezionate e sono in grado di contrastare efficacemente la malattia. Nonostante ciò, solo il 40% dei pazienti con tumori maligni può essere completamente guarito. Quali sono le ragioni che impediscono al 60% dei pazienti di giovarsi efficacemente delle terapie? Innanzitutto una ragione biologica: il 25% delle neoplasie sono in effetti incurabili, sono cioè altamente e precocemente metastatizzanti, così da rendere inoperante ogni terapia. L’altro 35% dei casi sarebbe probabilmente recuperabile se a) le terapie venissero instaurate più tempestivamente e b) se le terapie messe in atto fossero veramente adeguate.

[…] Le tecniche chirurgiche più progredite permettono oggi estese demolizioni e accurate ricostruzioni anatomo-funzionali di interi organi o apparati. […] Il progresso delle terapie radianti ha seguito parallelamente il progresso della fisica e ha raggiunto un grado di perfezionamento considerevole.

[…] La chemioterapia, cioè il trattamento dei tumori con sostanze chimiche, prevalentemente di sintesi, ha ugualmente fatto grandi passi; mentre sino a un decennio fa era relegata tra i mezzi palliativi, da utilizzare come estrema risorsa nei casi avanzati, ha assunto oggi un ruolo di efficace fiancheggiamento alle terapie chirurgiche e radiologiche, e, sia pur limitatamente ad alcuni tipi di tumori, quali il corionepitelioma dell’utero, ha dimostrato di essere in grado di ottenere da sola la guarigione clinica della malattia. Il principale elemento limitante degli agenti chemioterapici è rappresentato dalla loro tossicità, spesso proporzionale all’efficacia, tossicità che compromette seriamente, a dosi terapeutiche elevate, i tessuti a maggior ritmo riproduttivo quali il midollo osseo, alcune cellule intestinali e le cellule seminali. […]

Benché i casi di guarigione di tumori maligni con soli chemioterapici siano eccezionali, molte speranze sono puntate su questa branca dell’oncologia: la selettività sia pure incompleta dei numerosi farmaci per specifici tipi di tumori fa sperare che si riesca a ottenere in futuro, per ogni singolo tipo di neoplasia, un chemioterapico specificamente efficace.

[…] Vediamo ora come è organizzata la lotta contro i tumori in Italia.
Gli strumenti attualmente operanti sono i seguenti: a) i tre istituti per lo Studio e la Cura dei Tumori di Milano, Roma, Napoli, che svolgono attività di ricerca sperimentale e clinica, attendono alla preparazione e all’addestramento del personale medico e ausiliario, e hanno funzioni di centri pilota nell’impiego dei nuovi mezzi chirurgici, radiologici e chemioterapici per la cura dei tumori. b) I Centri Tumori, che, a livello provinciale, hanno funzioni diagnostiche, in particolar modo di diagnosi precoce, di coordinamento nell’ambito provinciale delle attività anti-neoplastiche e di rilievo dei dati statistici ed epidemiologici. c) La Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, che ha compiti di propaganda e di assistenza sociale.

[…] La soluzione radicale del problema del cancro non può venire che dalla ricerca scientifica. I recenti progressi nel campo virologico e immunologico fanno oggi sperare che l’obiettivo finale sia forse meno lontano di quanto, sino a qualche anno fa, si potesse ritenere. Nonostante questa premessa le ricerche sul cancro sono finanziate in maniera ancora troppo limitata. Negli Stati Uniti, nell’Unione Sovietica, i finanziamenti statali benché cospicui sono solo una piccola frazione di quelli devoluti alle ricerche spaziali, e anche nel Regno Unito l’intervento statale è ritenuto insufficiente. In Italia, Paese dove gli interventi a favore della ricerca scientifica sono stati di necessità sempre assai limitati, le ricerche sul cancro si valgono di sovvenzioni frammentarie, spesso transitorie, erogate da enti diversi, senza un solido piano programmatico e coordinato.

Per queste ragioni sono sorte, in molti Paesi, associazioni private che aiutano in modo sostanziale le ricerche cancerologiche. Negli Stati Uniti l’American Cancer Society, organizzazione volontaristica, raccoglie annualmente 20 miliardi di lire e in Gran Bretagna la British Empire Cancer Campaign e l’Imperial Cancer Research Fund, associazioni private, hanno un bilancio annuale di oltre 2 miliardi ciascuna. In Italia è sorta, nel 1965, l’Associazione Italiana per la Promozione delle Ricerche sul Cancro che si prefigge lo scopo di raccogliere fondi e di svolgere un’ampia azione per lo sviluppo delle ricerche sul cancro coordinate dall’Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori di Milano. In un anno di attività tale Associazione ha raccolto larghi consensi ed una elevata quantità di adesioni. Questo dimostra come il pubblico sia consapevole del significato e dell’importanza di questa iniziativa, rivolta a tutte le persone sensibili ai gravi problemi che la tragica malattia pone alla società.