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Pirelli: nuovi materiali per invenzioni geniali

Molti oggetti che hanno accompagno e accompagnano la nostra esistenza sono il prodotto di piccole e grandi invenzioni che raccontano la creatività e l’ingegno italiani, le storie delle imprese, il Made in Italy.

“Ogni giorno nascono invenzioni che non fanno scalpore e che cercano solo di migliorare ed estendere la felicità”. Così si legge nell’articolo di Mario SanvitoInvenzioni senza storia” pubblicato sulla Rivista Pirelli n. 3 del 1950. Piccole grandi genialità che, negli anni Cinquanta del Novecento, hanno contribuito a rendere più comoda e piacevole la vita delle persone. Un oggetto tanto semplice quanto utilissimo fu ad esempio il portasci brevettato da Pirelli proprio nel 1950 e poi realizzato industrialmente dalla Kartell, azienda all’avanguardia nell’utilizzo innovativo di materie plastiche. Il portasci Kartell K101 era stato inventato dall’ingegner Carlo Barassi, genio della ricerca e sviluppo pneumatici Pirelli e grande appassionato di montagna: proprio la necessità di superare la difficoltà di maneggiare al gelo corde e tiranti per fissare gli sci al tetto della macchina aveva suggerito a Barassi l’idea di escogitare un sistema semplice e pratico che assolvesse in generale alla funzione di fermabagagli. Ecco quindi il progetto: una serie di elementi in Nastro Cord, tessuto gommato brevettato per Pirelli dallo stesso Barassi nel 1948,  poggiati su tamponi in gommapiuma per non rovinare il tetto della macchina. L’idea era piaciuta anche all’architetto e designer Roberto Menghi, che volle unirsi a Barassi nella stesura del brevetto: l’amicizia tra Menghi e Giulio Castelli, patron della Kartell, aveva semplicemente chiuso il cerchio del K101. Da parte sua, invece, Giulio Castelli di Kartell era stato allievo di Giulio Natta al Politecnico di Milano: ancora una volta le strade si incrociavano, poichè Natta aveva “inventato” per Pirelli, già alla fine degli anni Trenta, la gomma sintetica. E quegli studi condotti nei laboratori di Bicocca sarebbero stati fondamentali per la successiva invenzione del polietilene, scoperta che avrebbe portato Natta alla conquista del Premio Nobel.

Il polietilene significava altre invenzioni: “Gli oggetti più disparati possono essere ottenuti dal polietilene – scrive Franco Vegliani nell’articolo “Il vetro del futuro sarà come gomma” per la Rivista Pirelli n. 6 del 1950 – una resina che si presta ad essere soffiata come il vetro, ma ha su questo il vantaggio dell’infrangibilità”. Così, dallo stabilimento Pirelli dell’Azienda Monza escono contenitori in polietilene per uso quotidiano come l’innovativo canestro per il trasporto di benzina: lo disegna Roberto Menghi e viene esposto nientemeno che al MoMA di New York. E mentre la ricerca sulle materie plastiche prosegue con l’invenzione di materiali come la resivite e la kelesite, materiali utilizzati per costruire barcheimbarcazioni, quella gommapiuma che aveva ispirato il portasci di Barassi e che rendeva più comoda la seduta di poltrone e sedili trova una nuova vita nelle mani del designer Bruno Munari. Quella specie di “frappé di gomma, della più pura gomma” come la definisce lo stesso Munari diventa grazie alla sua fantasia una linea di giocattoli. Nasce già nel 1949 il gatto Meo Romeo, in gommapiuma armata; nel 1953 si aggiunge la scimmietta Zizì che l’anno dopo si aggiudica il Compasso d’Oro, importante riconoscimento nel campo del design.

Un portabagagli di nastro tessilastico, un contenitore in polietilene, una barca in fibra sintetica, un gatto in gommapiuma: date un nuovo materiale in mano a un genio e qualcosa di infinitamente utile e creativo ne verrà fuori…